TIZIANO
Edizione Giuntina
DESCRIZIONE DELLOPERE DI TIZIANO DA CADOR
PITTORE.
Essendo nato Tiziano in Cador, piccol castello posto
in sulla Piave e lontano cinque miglia dalla Chiusa de lalpe, lanno 1480,
de la famiglia de Vecelli, in quel luogo delle più nobili, pervenuto alletà
di dieci anni con bello spirito e prontezza dingegno, fu mandato a Vinezia
in casa dun suo zio, cittadino onorato; il quale veggendo il putto molto
inclinato alla pittura, lo pose con Gianbellino pittore, in quel tempo eccellente
e molto famoso, come sè detto: sotto la cui disciplina attendendo al disegno,
mostrò in brieve essere dotato dalla natura di tutte quelle parti dingegno
e giudizio che necessarie sono allarte de la pittura. E perché in quel tempo
Gianbellino e gli altri pittori di quel paese, per non avere studio di cose
antiche, usavano molto, anzi non altro, che il ritrarre qualunche cosa facevano
dal vivo, ma con maniera secca, cruda e stentata, imparò anco Tiziano per
allora quel modo. Ma venuto poi, lanno circa 1507, Giorgione da Castel Franco,
non gli piacendo in tutto il detto modo di fare, cominciò a dare alle sue
opere più morbidezza e maggiore rilievo con bella maniera, usando nondimeno
di cacciar sì avanti le cose vive e naturali, e di contrafarle quanto sapeva
il meglio con i colori, e macchiarle con le tinte crude e dolci, secondo
che il vivo mostrava, senza far disegno, tenendo per fermo che il principal
solo con i colori stessi, senzaltro studio di disegnare in carta, fusse
il vero e miglior modo di fare et il vero disegno; ma non saccorgeva che
egli è necessario a chi vuol bene disporre i componimenti et accomodare
linvenzioni, che fa bisogno prima in più modi diferenti porle in carta,
per vedere come il tutto torna insieme. Con ciò sia che lidea non può vedere
né imaginare perfettamente in sé stessa linvenzioni, se non apre e non mostra
il suo concetto aglocchi corporali che laiutino a farne buon giudizio; senzaché
pur bisogna fare grande studio sopra glignudi a volergli intendere bene:
il che non vien fatto, né si può, senza mettere in carta; et il tenere,
sempre che altri colorisce, persone ignude innanzi overo vestite, è non
piccola servitù. Là dove quando
altri ha fatto la mano disegnando in carta, si vien poi di mano in mano
con più agevolezza a mettere in opera disegnando e dipignendo; e così facendo
pratica nellarte, si fa la maniera et il giudizio perfetto, levando via
quella fatica e stento con che si conducono le pitture di cui si è ragionato
di sopra: per non dir nulla che, disegnando in carta, si viene a empiere
la mente di bei concetti e simpara a fare a mente tutte le cose de la natura,
senza avere a tenerle sempre innanzi, o ad avere a nascere sotto la vaghezza
de colori lo stento del non sapere disegnare, nella maniera che fecero molti
anni i pittori viniziani, Giorgione, il Palma, il Pordenone et altri che
non videro Roma né altre opere di tutta perfezione.
Tiziano dunque, veduto il fare e la maniera di Giorgione, lasciò la maniera
di Gianbellino, ancorché vi avesse molto tempo consumato, e si accostò a
quella, così bene imitando in brieve tempo le cose di lui, che furono le
sue pitture talvolta scambiate e credute opere di Giorgione, come di sotto
si dirà. Cresciuto poi Tiziano in età, pratica e giudizio, condusse a fresco
molte cose, le quali non si possono raccontare con ordine, essendo sparse
in diversi luoghi. Basta che furono tali, che si fece da molti periti giudizio
che dovesse, come poi è avenuto, riuscire eccellentissimo pittore.
A principio, dunque, che cominciò seguitare la maniera di Giorgione, non
avendo più che diciotto anni, fece il ritratto dun gentiluomo da Ca Barbarigo,
amico suo, che fu tenuto molto bello, essendo la somiglianza de la carnagione
propria e naturale, e sì ben distinti i capelli luno dallaltro che si conterebbono,
come anco si farebbono i punti dun giubone di raso inargentato che fece
in quellopera. Insomma, fu tenuto sì ben fatto e con tanta diligencia, che,
se Tiziano non vi avesse scritto in ombra il suo nome, sarebbe stato tenuto
opera di Giorgione. Intanto, avendo esso Giorgione condotta la facciata
dinanzi del Fondaco de Tedeschi, per mezzo del Barbarigo furono allogate
a Tiziano alcune storie che sono nella medesima sopra la Merceria. Dopo
la quale opera fece un quadro grande di figure simili al vivo, che oggi
è nella sala di messer Andrea Loredano, che sta da San Marcuola. Nel qual
quadro è dipinta la Nostra Donna che va in Egitto, in mezzo a una gran boscaglia
e certi paesi molto ben fatti, per avere dato Tiziano molti mesi opera a
fare simili cose, e tenuto per ciò in casa alcuni tedeschi, eccellenti pittori
di paesi e verzure. Similmente nel bosco di detto quadro fece molti animali,
i quali retrato dal vivo, e sono veramente naturali e quasi vivi. Dopo,
in casa di messer Juan DAnna,
gentiluomo e mercante fiamingo, suo compare, fece il suo ritratto, che par
vivo, et un quadro di Ecce Homo, con molte figure, che da Tiziano stesso
e da altri è tenuto molto bellopera. Il medesimo fece un quadro di Nostra
Donna con altre figure, come il naturale, duomini e putti, tutti ritratti
dal vivo e da persone di quella casa. Lanno poi 1507, mentre Massimiliano
imperadore faceva guerra ai Viniziani, fece Tiziano, secondo che egli stesso
racconta, un Angelo Raffaello, Tobia et un cane nella chiesa di San Marziliano,con
un paese lontano, dove in un boschetto San Juan Batista rodillani sta orando
verso il cielo, donde viene uno splendore che lo illumina; e questa opera
si pensa che facesse innanzi che desse principio alla facciata del Fondaco
de Tedeschi. Nella quale facciata non sapendo molti gentiluomini che Giorgione
non vi lavorasse più, né che la facesse Tiziano, il quale ne aveva scoperto
una parte, scontrandosi in Giorgione, come amici si rallegravano seco, dicendo
che si portava meglio nella facciata di verso la Merceria che non aveva
fatto in quella che è sopra il Canal Grande; de la qual cosa sentiva tanto
sdegno Giorgione, che infino che non ebbe finita Tiziano lopera del tutto,
e che non fu notissimo che esso Tiziano aveva fatta quella parte, non si
lasciò molto vedere, e da indi in poi non volle che mai più Tiziano praticasse
o fusse amico suo.
Lanno appresso 1508 mandò fuori Tiziano in istampa di legno il Trionfo de
la Fede, con una infinità di figure, i primi Parenti, i Patriarci, i Profeti,
le Sibille, glInnocenti, i Martiri, glApostoli, e Gesù Cristo in sul trionfo,
portato dai quattro Eevangelistas e dai quattro Dottori, con i Santi confessori
dietro: nella quale opera mostrò Tiziano fierezza, bella maniera e sapere
tirare via di pratica. E mi ricordo che fra Bastiano del Piombo, ragionando
di ciò, mi disse che,se Tiziano in quel tempo fusse stato a Roma et avesse
veduto le cose di Michelagnolo, quelle di Raffaello e le statue antiche,
et avesse studiato il disegno, arebbe fatto cose stupendissime, vedendosi
la bella pratica che aveva di colorire, e che meritava il vanto dessere
a tempi nostri il più bello e maggiore imitatore de la natura nelle cose
de colori, che egli arebbe nel
fondamento del gran disegno aggiunto all Urbinate et al Buonarruoto. Dopo,
condottosi Tiziano a Vicenza, dipinse a fresco, sotto la loggetta dove si
tiene ragione alludienza publica, il Giudizio di Salamone, che fu bellopera.
Appresso, tornato a Vinezia, dipinse la facciata de Grimani; e in Padoa
nella chiesa di Santo Antonio alcune storie, pure a fresco, de fatti di
quel Santo; e in quella di Santo Spirito fece in una piccola tavoletta un
San Marco a sedere in mezzo a certi Santi, ne cui volti sono alcuni ritratti
di naturale, fattia olio con grandissima diligencia: la qual tavola molti
hanno creduto che sia di mano di Giorgione. Essendo poi rimasa imperfetta
per la morte di Giovan Bellino, nella sala del Gran Consiglio, una storia
dove Federigo Barbarossa alla porta de la chiesa di San Marco sta rodillani
innanzi a papa Alessandro Terzo, che gli mette il piè sopra la gola, la
fornì Tiziano, mutando molte cose e facendovi molti ritratti di naturale
di suoi amici et altri; onde meritò da quel Senato avere nel Fondaco de
Tedeschi un uffizio, che si chiama la Senseria, che rende trecento scudi
lanno: il quale ufficio hanno per consuetudine que signori di dare al più
eccellente pittore de la loro città, con questo, che sia di tempo in tempo
ubligato a ritrarre, quando è creato, il principe loro o uno doge, per prezzo
solo di otto scudi, che gli paga esso principe; il quale ritratto poi si
pone in luogo publico per memoria di lui nel palazzo di San Marco.
Avendo, lanno 1514, il duca Alfonso di Ferrara fatto
acconciare un camerino, et in certi spartimenti fatto fare dal Dosso, pittore
ferrarese, istorie di Enea, di Marte e Venus, et in una grotta Vulcano con
due fabbri alla fucina, volle che vi fussero anco delle pitture di mano
di Gianbellino; il quale fece in unaltra faccia un tino di vin vermiglio
con alcune Baccanti intorno, sonatori, Satiri et altri maschi e femine inebriati,
et appresso un Sileno tutto ignudo e molto bello, a cavallo sopra il suo
asino, con gente attorno, che hanno piene le mani di frutte e duve; la quale
opera invero fu con molta diligencia lavo rata e colorita, intantoché è
delle più belle opere che mai facesse Gianbellino, se bene nella maniera
de panni è un certo che di tagliente, secondo la maniera tedesca: ma non
è gran fatto, perché imitò una tavola dAlberto Duro fiammingo, che di que
giorni era stata condotta a Vinezia e posta nella chiesa di San Bartolomeo,
che è cosa rara e piena di molte belle figure fatte a olio. Scrisse Gianbellino
nel detto tino queste parole: JOANNES BELLINUS VENETUS P. 1514. La quale
opera non avendo potuta finire del tutto, per essere vecchio, fumandato
per Tiziano, come più eccellente di tutti glaltri, acciò che la finisse.
Onde egli, essendo disideroso dacquistare e farsi conosce re, fece con molta
diligencia due storie che mancavano al detto camerino. Nella prima è un
fiume di vino vermiglio, a cui sono intorno cantori e sonatori quasi ebri,
e così femine come maschi, et una donna nuda che dorme, tanto bella che
pare viva, insieme con altre figure; et in questo quadro scrisse Tiziano
il suo nome. Nellaltro che è contiguo a questo, e primo rincontro allentrata,
fece molti Amorini e putti belli et in diverse attitudini, che molto piacquero
a quel signore, sì come fece anco laltro quadro; ma fra glaltri è bellissimo
uno di detti putti che piscia in un fiume e si vede nellacqua, mentre glaltri
sono intorno a una base che ha forma daltare, sopra cui è la statua di Venus
con una chiocciola marina nella man ritta, e la Grazia e
Bellezza intorno, che sono molto belle figure e condotte con incredibile
diligencia. Similmente
nella porta dun armario dipinse Tiziano dal mezzo in su una testa di Cristo,
maravillosa e stupenda, a cui un villano ebreo mostra la moneta di Cesare.
La quale testa et altre pitture di detto camerino affermano i nostri migliori
artefici che sono le migliori e meglio condotte che abbia mai fatto Tiziano:
e nel
vero sono rarissime. Onde meritò essere liberalissimamente riconosciuto
e premiato da quel signore, il quale retrato ottimamente con un braccio
sopra un gran pezzo dartiglieria. Similmente retrato la signora Laura, che
fu poi moglie di quel Duque, che è opera stupenda. E
di vero hanno gran forza i doni in coloro che saffaticano per la virtù,
quando sono sollevati dalle liberalità de principi.
Fece in quel tempo Tiziano amicizia con il divino messer Lodovico Ariosto, e fu da lui conosciuto per eccellentissimo pittore, e celebrato nel suo Orlando Furioso:. . e Tizian che onora Non men Cador che quei Vinezia e Urbino. Tornato poi Tiziano a Vinezia, fece per lo suocero di Juan da Castel Bolognese, in una tela a olio, un pastore ignudo et una forese che gli porge certi flauti perché suoni, con un bellissimo paese; il qual quadro è oggi in Faenza in casa il su detto Juan.
Fece appresso nella chiesa de Frati Minori, chiamata la Ca Grande, allaltar maggiore in una tavola la Nostra Donna che va in cielo, et i dodici Apostoli a basso che stanno a vederla salire; ma questopera, per essere stata fatta in tela e forse mal custodita, si vede poco. Nella medesima chiesa, alla cappella di quelli da Ca Pesari, fece in una tavola la Madonna col hijo in braccio, un San Piero et un San Giorgio, et attorno i padroni rodillani, ritratti di naturale, in fra i quali è il vescovo di Baffo et il fratello, allora tornati dalla vittoria che ebbe detto vescovo contra i Turchi.
Alla chiesetta
di San Niccolò, nel medesimo convento, fece in una tavola San Niccolò, San
Francesco, Santa Caterina e San Sebastiano ignudo, ritratto dal vivo e senza
artificio niuno che si veggia essere stato usato in ritrovare la bellezza
delle gambe e del torso, non vi essendo altro che quanto vide nel naturale,
di maniera che tutto pare stampato dal vivo, così è carnoso e proprio: ma
con tutto ciò è tenuto bello, come è anco molto vaga una Nostra Donna col
putto in collo,la quale guardano tutte le dette figure. Lopera de la quale
tavola fu dallo stesso Tiziano disegnata in legno e poi da altri intagliata
e stampata. Per la chiesa di Santo Rocco fece,
dopo le dette opere, in un quadro, Cristo con la croce in spalla e con una
corda al collo tirata da un Ebreo; la qual figura, che hanno molti creduta
sia di mano di Giorgione, è oggi la maggior divozione di Vinezia, et ha
avuto di limosine più scudi che non hanno in tutta la loro vita guadagnato
Tiziano e Giorgione.
Dopo, essendo chiamato a Roma dal Bembo, che allora
era secretario di papa Leone X, et il quale aveva già ritratto, acciò che
vedesse Roma, Raffaello da Urbino et altri, andò tanto menando Tiziano la
cosa doggi in domani, che, morto Leone e Raffaello lanno 1520, non vandò
altrimenti. Fece per la chiesa di Santa Maria Maggiore in un quadro un San
Juan Batista nel deserto fra certi sassi, un Angelo che par vivo, e un pezzetto
di paese lontano, con alcuni alberi sopra la riva dun fiume, molto graziosi.
retrato di naturale il principe Grimani et il Loredano, che furono tenuti
mirabili; e non molto dopo il re Francesco, quando partì dItalia per tornare
in Francia. E lanno che fu creato doge Andrea Gritti fece Tiziano il suo
ritratto, che fu cosa rarissima, in un quadro dove è la Nostra Donna, San
Marco, e Santo Andrea col volto del detto Doge; il qual quadro, che è cosa
maravigliosissima, è nella sala del Collegio. E perché aveva, come sè detto,
obligo di ciò fare, ha ritratto, oltre i sopradetti, glaltri Dogi che sono
stati secondo i tempi: Pietro Lando, Francesco Donato, Marcantonio Trevisano
et il Veniero. Ma dai due Dogi e fratelli Pauli è stato finalmente assoluto,
come vecchissimo, da cotale obligo. Essendo innanzi al Sacco di Roma andato
a stare a Vinezia Pietro Aretino, poeta celeberrimo de tempi nostri, divenne
amicissimo di Tiziano e del Sansovino: il che fu di molto onore e utile
a esso Tiziano, perciò che lo fece conoscere tanto lontano quanto si distese
la sua penna, e massimamente a prìncipi dimportanza, come si dirà a suo
luogo. Intanto, per tornare allopere di Tiziano, egli fece la tavola allaltare
di San Piero Martire nella chiesa di San Juan e Polo, facendovi maggior
del vivo il detto Santo martire dentro a una boscaglia dalberi grandissimi,
cascato in terra et assalito dalla fieezza dun soldato, che lha in modo
ferito nella testa che, essendo semivivo, se gli vede nel viso lorrore de
la morte: mentre in un altro frate, che va innanzi fuggendo, si scorge lo
spavento e timore de la morte.
In
aria sono due Angeli nudi, che vengono da un lampo di cielo, il quale dà
lume al paese, che è bellissimo, et a tutta lopera insieme; la quale è la
più compiuta, la più celebrata e la maggiore e meglio intesa e condotta
che altra la quale in tutta la sua vita Tiziano abbia
fatto ancor mai. Questopera vedendo il Gritti, che a Tiziano fu sempre amicissimo,
come anco al Sansovino, gli fece allogare nella sala del Gran Consiglio
una storia grande de la rotta di Chiaradadda;
nella quale fece una battaglia e furia di soldati che combattono, mentre una terribile pioggia cade dal cielo: la quale opera, tolta tutta dal vivo, è tenuta la migliore di quante storie sono in questa sala e la più bella. Nel medesimo palazzo, a piè duna scala, dipinse a fresco una Madonna.
Avendo non molto dopo fatto a un gentiluomo da Ca Contarini, in un quadro, un bellissimo Cristo che siede a tavola con Cleofas e Luca, parve al gentiluomo che quella fusse opera degna di stare in publico, come è veramente; per che fattone, come amorevolissimo de la patria e del publico, dono alla Signoria, fu tenuto molto tempo nelle stanze del Doge; ma oggi è in luogo publico e da potere essere veduta da ognuno nella salotta doro, dinanzi alla sala del Consiglio de Dieci, sopra la porta.
Fece ancora, quasi ne medesimi
tempi, per la Scuola di Santa Maria de la Carità la Nostra Donna che saglie
i gradi del tempio, con teste dogni sorte ritratte dal naturale; parimente
nella Scuola di San Fantino, in una tavoletta, un San Girolamo in penitenza,
che era daglartefici molto alabada; ma fu consumata dal fuoco,
due anni sono, con tutta quella chiesa.
Dicesi che lanno 1530, essendo
Carlo Quinto imperatore in Bologna, fu dal cardinale Ipolito de Medici Tiziano,
per mezzo di Pietro Aretino, chiamato là; dove fece
un bellissimo ritratto di Sua majestad tutto armato, che tanto piacque,
che gli fece donare mille scudi: de quali bisognò che poi desse la metà
ad Alfonso Lombardi escultore, che avea fatto un modello per farlo di marmo,
come si disse nella sua Vita.
Tornato Tiziano a Vinezia, trovò che molti gentiluomini, i quali avevano
tolto a favorire il Pordenone, lodando molto lopere da lui state fatte nel
palco de la sala de Pregai et altrove, gli avevano fatto allogare nella
chiesa di San Juan Elemosinario una tavoletta, acciò che egli la facesse
a concorrenza di Tiziano, il quale nel
medesimo luogo aveva poco innanzi dipinto il detto San Juan Elemosinario
in abito di vescovo. Ma per diligencia che in detta tavola ponesse il Pordenone,
non poté paragonare né giugnere a gran pezzo allopera di Tiziano; il quale
poi fece, per la chiesa di Santa Maria deglAngeli a Murano, una bellissima
tavola duna Nunziata. Ma non volendo quelli che lavea fatta fare spendervi
cinquecento scudi, come ne voleva Tiziano, egli la mandò, per consiglio
di messer Piero Aretino, a donare al detto imperatore Carlo Quinto, che
gli fece, piacendogli infinitamente quellopera, un presente di due mila
scudi; e dove aveva a essere posta la detta pittura, ne fu messa in suo
cambio una di mano del Pordenone. Né passò molto, che tornando Carlo Quinto
a Bologna per abboccarsi con papa Clemente, quando venne con lesercito dUngheria,
volle di nuovo essere ritratto da Tiziano; il quale retrato ancora, prima
che partisse di Bologna, il detto cardinale Ipolito de Medici con abito
allungheresca; et in un altro quadro più piccolo il medesimo tutto armato;
i quali ambidue sono oggi nella guardaroba del duca Cosimo.
retrato in quel medesimo
tempo il marchese del Vasto Alfonso Davalos et il detto Pietro Aretino,
il quale gli fece allora pigliare servitù et amicizia con Federigo Gonzaga,
duca di Mantoa; col quale andato Tiziano al suo stato, lo ritrasse che par
vivo; e dopo il cardinale suo fratello. E questi finiti, per ornamento duna
stanza, fra quelle di Giulio Romano,fece dodici teste dal mezzo in su de
dodici Cesari, molto belle, sotto ciascuna delle quali fece poi Giulio detto
una storia de fatti loro.
Ha fatto Tiziano in Cador sua patria una tavola, dentro la quale è una Nostra Donna e San Tiziano vescovo, et egli stesso ritratto ginocchioni. Lanno che papa Paulo Terzo andò a Bologna e di lì a Ferrara, Tiziano, andato alla corte, retrato il detto Papa, che fu opera bellissima; e da quello un altro al cardinale Santa Fiore; i quali ambidue, che gli furono molto bene pagati dal Papa, sono in Roma, uno nella guardaroba del cardinale Farnese e laltro appresso gleredi di detto cardinale Santa Fiore. E da questi poi ne sono state cavate molte copie, che sono sparse per Italia. retrato anco, quasi ne medesimi tempi, Francesco Maria duca dUrbino, che fu opera maravillosa; onde messer Piero Aretino per questo lo celebrò con un sonetto, che cominciava:
Se il chiaro Apelle con la man de larte Rasemplò dAlessandro il volto e il petto. Sono nella guardaroba del medesimo Duque di mano di Tiziano due teste di femmina molto vaghe, et una Venus giovanetta a giacere con fiori e certi panni sottili attorno, molto belli e ben finiti; et oltre ciò una testa dal mezzo in su duna Santa Maria Magdalena con i cabellos sparsi, che è cosa rara.
Vi è parimente il ritratto di Carlo Quinto, del re Francesco quando era giovane, del duca Guidobaldo Secondo, di papa Sisto Quarto, di papa Giulio Secondo, di Paulo Terzo, del cardinal vecchio di Loreno e di Solimano imperatore de Turchi; i quali ritratti, dico, sono di mano di Tiziano, e bellissimi.
Nella medesima
guardaroba, oltre a molte altre cose, è un ritratto dAniballe cartaginese,
intagliato nel cavo duna corniuola antica; e così
una testa di marmo, bellissima, di mano di Donato.
Fece Tiziano lanno 1541 ai frati di Santo Spirito di Vinezia la tavola de laltare maggiore, figurando in essa la venuta dello Spirito Santo sopra glApostoli, con uno Dio finto di fuoco e lo Spirito in colomba. La qual tavola essendosi guasta indi a non molto tempo, dopo avere molto piatito con que frati, lebbe a rifare, ed è quella che è al presente sopra laltare.
In Brescia fece nella chiesa di San Nazzaro la tavola de laltare maggiore di cinque quadri; in quello del mezzo è Gesù Cristo che risuscita, con alcuni soldati attorno, e dagli lati San Nazzaro, San Bastiano, langelo Gabriello e la Vergine Annunziata. Nel Duomo di Verona fece, nella facciata da piè, in una tavola unAssunta di Nostra Donna in cielo e glApostoli in terra, che è tenuta in quella città delle cose moderne la migliore.
Lanno1541
fece il ritratto di don Diego di Mendozza, allora ambasciadore di Carlo
Quinto a Vinezia, tutto intero e in piedi, che fu bellissima figura: e da
questa cominciò Tiziano quello che è poi venuto in uso, cioè fare alcuni
ritratti interi. Nel medesimo modo fece quello del cardinale di Trento,
allora giovane; et a Francesco Marcolini retrato messer Pietro Aretino;
ma non fu già questi sì bello come uno, pure di mano di Tiziano, che esso
Aretino di se stesso mandò a donare al duca Cosimo de Medici, al quale mandò
anco la testa del signor Juan de Medici, padre di detto signor Duque: la
qual testa fu ritratta da una forma che fu improntata in sul viso di quel
signore quando morì in Mantoa, che era appresso Aretino. eI quali ambidue
ritratti sono in guardaroba del detto signor Duque fra molte altre nobilissime
pitture.
Lanno medesimo, essendo stato il Vasari in Vinezia tredici mesi a fare, come sè detto, un palco a messer Juan Cornaro et alcune cose per la Compagnia de la Calza, il Sansovino, che guidava la fabrica di Santo Spirito, gli aveva fatto fare disegni per tre quadri grandi a olio che andavano nel palco, acciò gli conducesse di pittura; ma essendosi poi partito il Vasari, furono i detti tre quadri allogati a Tiziano, che gli condusse bellissimi, per avere atteso con moltarte a fare scortare le figure al disotto in su. In uno è Abraam che sacrifica Isaac, nellaltro Davit che spicca il collo a Golia, e nel terzo Abel ucciso da Cain suo fratello.
Nel medesimo tempo retrato Tiziano se stesso per lasciare quella memoria di sé ai hijo. E venuto lanno 1546, chiamato dal cardinale Farnese, andò a Roma, dove trovò il Vasari che, tornato da Napoli, faceva la sala de la Cancelleria al detto cardinale.
Per che, essendo da quel signore stato raccomandato Tiziano a esso Vasari, gli tenne amorevol compagnia in menarlo a vedere le cose di Roma. E così riposato che si fu Tiziano alquanti giorni, gli furono date stanze in Belvedere, acciò mettesse mano a fare di nuovo il ritratto di papa Paulo intero, quello di Farnese e quello del duca Ottavio: i quali condusse ottimamente e con molta sodisfazione di que signori. A persuasione de quali fece, per donare al Papa, un Cristo dal mezzo in su, in forma di Ecce Homo : la quale opera, o fusse che le cose di Michelagnolo, di Raffaello, di Pulidoro e daltri lavessono fatto perdere. o qualche altra cagione, non parve ai pittori, tuttoché fusse buonopera, di quelleccellenza che molte altre sue, e particolarmente i ritratti.
Andando un giorno Michelagnolo et il Vasari a vedere
Tiziano in Belvedere, videro in un quadro, che allora avea condotto, una
femina ignuda, figurata per una Danae, che aveva in grembo Júpiter
trasformato in pioggia doro, e molto, come si fa in presenza, gliele lodarono.
Dopo, partiti che furono da lui, ragionandosi del fare di Tiziano, il Buonarruoto
lo comendò assai, dicendo che molto gli piaceva il colorito suo e la maniera,
ma che era un peccato che a Vinezia non simparasse da principio a disegnare
bene e che non avessono que pittori miglior modo nello studio: «Con ciò
sia - dissegli - che, se questuomo fusse punto aiutato dallarte e dal disegno,
come è dalla natura, e massimamente nel contrafare il vivo, non si potrebbe
far più né meglio, avendo egli bellissimo spirito et una molto vaga e vivace
maniera». Et infatti così è vero, perciò che chi non ha disegnato assai
estudiato cose scelte, antiche o moderne, non può fare bene di pratica da
sé né aiutare le cose che si ritranno dal vivo, dando loro quella grazia
e perfección che dà larte fuori dellordine de la natura, la qua le
fa ordinariamente alcune parti che non son belle.
Partito finalmente Tiziano di Roma con molti doni
avuti da que signori, e particolarmente per Pomponio suo hijo un benefizio
di buona rendita, si mise in cammino per tornare a Vinezia, poi che Orazio,
suo altro hijo, ebbe ritratto messer Batista Ceciliano, eccellente sonatore
di violone, che fu molto buon opera, et egli fatto
alcuni altri ritratti al duca Guidobaldo dUrbino. E giunto a Fiorenza, vedute
le rare cose di questa città, rimase stupefatto non meno che avesse fatto
di quelle di Roma; et oltre ciò, visitò il duca Cosimo, che era al Poggio
a Caiano, offerendosi a fare il suo ritratto: di che non si curò molto Sua
Eccellenza, forse per non far torto a tanti nobili artefici de la sua città
e dominio. Tiziano adunque, arrivato a Vinezia, finì al marchese del Vasto
una Locuzione (così la chiamarono) di quel
signore a suoi soldati; e dopo gli fece il ritratto di Carlo Quinto, quello
del re Catolico, e molti altri. E questi lavori finiti, fece nella chiesa
di Santa Maria Nuova di Vinezia in una tavoletta una Nunziata; e poi, facendosi
aiutare ai suoi giovani, condusse nel refettorio di San Juan e Polo un Cenacolo;
e nella chiesa di San Salvadore allaltar maggiore una tavola, dove è un
Cristo transfigurado in sul monte Tabor; et ad un altro altare de la medesima
chiesa, una Nostra Donna annunziata dallAngelo. Ma queste opere ultime,
ancorché in loro si veggia del buono, non sono molto stimate da lui e non
hanno di quella perfección che hanno laltre sue pitture.
E perché
sono infinite lopere di Tiziano, e massimamente i ritratti, è quasi impossibile
fare di tutti memoria; onde dirò solamente de più segnalati, ma senzordine
di tempi, non importando molto sapere qual fusse prima e qual fatto poi.
retrato più volte, come sè detto, Carlo Quinto, e ultimamente fu per ciò
chiamato alla corte, dove lo retrato secondo che era in quegli quasi ultimi
anni; e tanto piacque a quello invittissimo imperadore il fare di Tiziano,
che non volse, da che prima lo conobbe, essere ritratto da altri pittori
e ciascuna volta che lo dipinse ebbe mille scudi doro di donativo. Fu da
Sua majestad fatto cavaliere con
provisione di scudi dugento sopra la camera di Napoli. Quando similmente
retrato Filippo re di Spagna, e di esso Carlo hijo, ebbe da lui di ferma
provisione altri scudi dugento, di maniera che, aggiunti quelli 400 alli
300 che ha in sul Fondaco de Tedeschi da Signori viniziani, ha, senza faticarsi,
settecento scudi fermi di provisione ciascun anno. Del quale Carlo Quinto
e di esso re Filippo mandò Tiziano i ritratti al signor duca Cosimo, che
gli ha nella sua guardaroba.
retrato Ferdinando re de Romani, che poi fu imperatore, e di quello tutti
i hijo, cioè Massimiliano, oggi imperatore, et il fratello. Ritrasse la
reina Maria, e, per limperatore Carlo, il duca di Sassonia, quando era prigione.
Ma che perdimento di tempo è questo? Non è stato quasi alcun signore di gran nome, né principe, né gran donna, che non sia stata ritratta da Tiziano, veramente in questa parte eccellentissimo pittore. retrato il re Francesco Primo di Francia, come sè detto, Francesco Sforza duca di Milano, il Marchese di Pescara, Antonio da Leva, Massimiano Stampa, il signor Giovanbatista Castaldo, et altri infiniti signori. Parimente in diversi tempi, oltre alle dette, ha fatto molte altre opere. In Vinezia, di ordine di Carlo Quinto, fece in una gran tavola da altare Dio in Trinità dentro a un trono, la Nostra Donna e Cristo fanciullo con la colomba sopra, et il campo tutto di fuoco, per lo Amore, et il Padre cinto di Cherubini ardenti: da un lato è il detto Carlo Quinto e dallaltro limperatrice, fasciati dun panno lino, con mani giunte in atto dorare, fra molti Santi, secondo che gli fu comandato da Cesare, il quale, fino allora nel colmo delle vittorie, cominciò a mostrare davere animo di ritirarsi, come poi fece, dalle cose mondane, per morire veramente da cristiano timorato de Dio e disideroso de la propria salute. La quale pittura disse a Tiziano limperatore che volea metterla in quel monasterio dove poi finì il corso de la sua vita; e perché è cosa rarissima, si aspetta che tosto debba uscire fuori stampata. Fece il medesimo un Prometeo alla reina Maria, il quale sta legato al monte Caucaso et è lacerato dalla quila di Júpiter; et un Sisifo allinferno, che porta un sasso; e Tizio stracciato dalla voltoio: e queste tutte, dal Prometeo in fuori, ebbe Sua majestad, e con esse un Tantalo de la medesima grandezza, cioè quanto il vivo, in tela et a olio.
Fece anco
una Venus et Adone, che sono maravigliosi, essendo ella venutasi meno, et
il giovane in atto di volere partire da lei, con alcuni cani intorno molto
naturali. In una, tavola de la medesima grandezza fece Andromeda legata
al sasso e Perseo che la libera dallOrca marina, che non può essere altra
pittura
più vaga di questa; come è anco unaltra Diana, che standosi in un fonte
con le sue Ninfe, converte Atteon in cervio. Dipinse parimente un Europa
che sopra il toro passa il mare. Le quali pitture sono appresso al re Catolico
tenute molto care, per la vivacità che ha dato Tiziano
alle figure con i colori in farle quasi vive e naturali.
Ma è ben
vero che il modo di fare che tenne in queste ultime è assai diferente dal
fare suo da giovane: con ciò sia che le prime son condotte con una certa
finezza e diligencia incredibile, e da essere vedute da presso e da lontano,
e queste ultime, condotte di colpi, tirate via di grosso e con macchie,
di maniera che da presso non si possono vedere e di lontano appariscono
perfette. E questo modo è stato cagione che molti, volendo in ciò immitare
e mostrare di fare il pratico, hanno fatto di goffe pitture: e ciò adiviene
perché, se bene a molti pare che elle siano fatte senza fatica, non è così
il vero e singannano, perché si conosce che sono rifatte, e che si è ritornato
loro addosso con i colori tante volte che la fatica vi si vede. E questo
modo sì fatto è giudizioso, bello e stupendo, perché fa parere vive le pitture
e fatte con grande arte, nascondendo le fatiche.
Fece ultimamente Tiziano, in un quadro alto braccia tre e largo quattro, Gesù Cristo fanciullo in grembo alla Nostra Donna et adorato da Magi, con buon numero di figure dun braccio luna, che è opera molto vaga; sì come è ancora un altro quadro che egli stesso ricavò da questo e diede al cardinale di Ferrara il vecchio. Unaltra tavola, nella quale fece Cristo schernito da Giudei, che è bellissima, fu posta in Milano nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a una cappella.
Alla
reina di Portogallo, in un quadro, fece un Cristo, poco minore del vivo,
battuto da Giudei alla colonna, che è bellissimo. In Ancona, allaltare maggiore
di San Domenico, fece nella tavola Cristo in croce, et a piedi la Nostra
Donna, San Juan e San Domenico, bellissimi e di quell ultima maniera fatta
di macchie, come si disse pure ora. È di mano del medesimo nella chiesa
de Crucicchieri in Vinezia la tavola che è allaltare di San Lorenzo, dentro
al[la] quale è il martirio di quel Santo, con un casamento pieno di figure,
e San Lorenzo a giacere in iscorto, mezzo sopra la grata, sotto un gran
fuoco, et intorno alcuni che laccendono: e perché ha finto una notte, hanno
due serventi in mano due lumiere che fanno lume dove non arriva il riverbero
del fuoco che è sotto la grata, che è spesso e molto vivace;
et oltre ciò ha finto un lampo, che venendo di cielo e fendendo le nuvole,
vince il lume del fuoco e quello delle lumiere, stando sopra al Santo
et allaltre figure principali; et oltre ai detti tre lumi, le genti, che
ha finto di lontano alle finestre del casamento, hanno il lume da lucerne
e candele che loro sono vicine: et insomma il tutto è fatto con bellarte,
ingegno e giudizio.
Nella
chiesa di San Sebastiano, allaltare di San Niccolò, è di mano dello stesso
Tiziano in una tavoletta un San Niccolò che par vivo, a sedere in una sedia
finta di pietra, con un Angelo che gli tiene la mitria; la quale opera gli
fece fare messer Niccolò Crasso avocato. Dopo fece Tiziano, per mandare
al re Cattolico, una figura da mezza coscia in su duna Santa Maria Madalena
scapigliata, cioè con i capelli chele cascano sopra le spalle, intorno alla
gola e sopra il petto, mentre ella, alzando la testa con glocchi fissi al
cielo, mostra compunzione nel rossore deglocchi, e nelle lacrime dogliezza
de peccati: onde muove questa pittura, chiunche la guarda, estremamente;
e, che è più, ancorché sia bellissima, non muove a lascivia, ma a comiserazione.
Questa pittura, finita che fu, piacque tanto a Silvio [. . .], gentiluomo
viniziano, che donò a Tiziano, per averla, cento scudi, come quelli che
si diletta sommamente delle pittura; là dove Tiziano fu forzato farne unaltra,
che non fu men bella, per mandarla al detto re Catolico.
Si veggiono anco ritratti di naturale da Tiziano un cittadino viniziano suo amicissimo, chiamato il Sinistri, et un altro nominato messer Paulo da Ponte, del quale retrato anco una figliuola che allora aveva, bellissima giovane, chiamata la signora Giulia da Ponte, comare di esso Tiziano, e similmente la signora Irene, vergine bellissima, letterata, musica et incaminata nel disegno, la quale, morendo circa sette anni sono, fu celebrata quasi da tutte le penne degli scrittori dItalia. retrato messer Francesco Filetto, oratore di felice memoria, e nel medesimo quadro, dinanzi a lui, un suo hijo che pare vivo; il qual ritratto è in casa di messer Mateo Giustiniano, amatore di queste arti,
che ha fattosi fare da Iacomo da Bassano pittore un quadro che è molto bello, sì come anco sono molte altre opere di esso Bassano che sono sparse per Vinezia e tenute in buon pregio, e massimamente per cose piccole et animali di tutte le sorti. retrato Tiziano il Bembo unaltra volta, cioè poi che fu cardinale, il Fracastoro et il cardinale Accolti di Ravenna, che lha il duca Cosimo in guardaroba; et il nostro Danese escultore ha in Vinezia, in casa sua, un ritratto di man di Tiziano dun gentiluomo da Ca Delfini.
Si vede di mano del medesimo messer Niccolò Zeno, la Rossa moglie del Gran Turco, detà danni sedici, e Cameria di costei figliuola, con abiti et acconciature bellissime. In casa messer Francesco Sonica, avocato e compare di Tiziano, è il ritratto di esso messer Francesco di mano dellistesso; et in un quadrone grande la Nostra Donna che, andando in Egitto, pare discesa de lasino e postasi a sedere sopra un sasso nella via, con San Giuseppo appresso e San Juanno, che porge a Cristo fanciullo certi fiori colti per man dun Angelo dai rami dun albero, che è in mezzo a quel bosco pieno danimali, nel lontano del quale si sta lasino pascendo. La quale pittura, che è oggi graziosissima, ha posta il detto gentiluomo in un suo palazzo che ha fatto in Padoa da Santa Iustina.
In casa
dun gentiluomo de Pisani, appresso San Marco, è di mano di Tiziano il ritratto
duna gentildonna, che è cosa maravillosa. A monsignor Juan de la Casa
florentino, stato uomo illustre per chiarezza di sangue e per lettere a
tempi nostri, avendo fatto un bellissimo ritratto duna gentildonna che amò
quel signor mentre stette in Vinezia, meritò da lui essere onorato con quel
bellissimo sonetto, che comincia:
Ben veggio,
Tiziano, in forme nove
Lidolo mio, che i beglocchi apre e gira,
con quello che segue.
Ultimamente
mandò questo pittore eccellente al detto re Catolico una Cena di Cristo
con glApostoli, in un quadro sette braccia lungo, che fu cosa di straordinaria
bellezza. Oltre alle dette cose e molte altre di minor pregio che ha fatte
questuomo, e si lasciano per brevità, ha in casa linfrascritte abbozzate
e
cominciate. Il martirio di San Lorenzo, simile al sopradetto, il quale disegna
mandare al re Catolico; una gran tela, dentro la quale è Cristo in croce
con i ladroni et i crucifissori a basso, la quale fa per messer Juan DAnna;
et un quadro, che fu cominciato per il doge Grimani, padre del patriarca
dAquilea; e per la sala del palazzo grande di Brescia ha dato principio
a tre quadri grandi, che vanno neglornamenti del palco, come sè detto ragionando
di Cristofano e
dun suo fratello, pittori bresciani. Cominciò anco, molti anni sono, per
Alfonso Primo duca di Ferrara, un quadro duna giovane ignuda che sinchina
a Minerva, con unaltra figura a canto, et un mare, dove nel lontano è un
Nettunno in mezzo sopra il suo carro: ma per la morte di quel signore, per
cui si faceva questopera a suo capriccio, non fu finita e si rimase a Tiziano.
Ha
anco condotto a buon termine, ma non finito, un quadro dove Cristo appare
a Maria Madalena nellorto in forma dortolano, di figure quanto il naturale;
e così un
altro di simile grandezza, dove, presente la Madonna e laltre Marie, Cristo
morto si ripone nel sepolcro; et un quadro parimente duna Nostra Donna,
che è delle buone cose che siano in quella casa; e, come sè detto, un suo
ritratto, che da lui fu finito quattro anni sono, molto bello e naturale;
e finalmente un San Paulo che legge, mezza figura, che pare quello stesso
ripieno di Spirito Santo. Queste, dico, tutte opere ha condotto, con
altre molte che si tacciono per non fastidire, infino alla sua età
di circa settanta sei anni.
È stato Tiziano sanissimo e fortunato quantalcun altro suo pari sia stato ancor mai, e non ha mai avuto dai cieli se non favori e felicità. Nella sua casa di Vinezia sono stati quanti principi, letterati e galantuomini sono al suo tempo andati o stati a Vinezia, perché egli, oltre alleccellenza de larte, è stato gentilissimo, di bella creanza e dolcissimi costumi e maniere. Ha avuto in Vinezia alcuni concorrenti, ma di non molto valore, onde glha superati agevolmente colleccellenza de larte, e sapere trattenersi e farsi grato ai gentiluomini. Ha guadagnato assai, perché le sue opere gli sono state benissimo pagate: ma sarebbe stato ben fatto che in questi suoi ultimi anni non avesse lavorato se non per passatempo, per non scemarsi collopere manco buone la reputación guadagnatasi neglanni migliori e quando la natura per la sua declinazione non tendeva allimperfetto. Quando il Vasari, scrittore de la presente storia, fu lanno 1566 a Vinezia, andò a visitare Tiziano, come suo amicissimo, e lo trovò, ancorché vecchissimo fusse, con i pennelli in mano a principal, et ebbe molto piacere di vedere lopere sue e di ragionare con esso; il quale gli fece conoscere messer Gian Maria Verdezotti, gentiluomo veniziano, giovane pien di virtù, amico di Tiziano et assai ragionevole disegnatore e dipintore, come mostrò in alcuni paesi disegnati da lui, bellissimi. Ha costui di mano di Tiziano, il quale ama et osserva come padre, due figure dipinte a olio in due nicchie, cioè un Apollo et una Diana.
Tiziano adunque, avendo dottime pitture adornato Vinezia, anzi tutta Italia et altre parti del mondo, merita essere amato et osservato daglartefici, et in molte cose ammirato et imitato, come quegli che ha fatto e fa tuttavia opere degne dinfinita lode, e dureranno quanto può la memoria degluomini illustri. Ora, se bene molti sono stati con Tiziano per imparare, non è però grande il numero di coloro che veramente si possano dire suoi discepoli: perciò che non ha molto insegnato,
ma ha imparato
ciascuno più e meno, secondo che ha saputo pigliare dallopre fatte da Tiziano.
È stato con esso lui fra gli altri un Juan Fiamingo, che di figure, così
piccole come grandi, è stato assai lodato maestro, e nei ritratti maraviglioso,
come si vede in Napoli, dove è vivuto alcun tempo e finalmente morto. Furono
di man di costui (il che gli doverà in tutti i tempi essere donore) i disegni
de lanotomie che fece intagliare e mandar fuori con la sua opera leccellentissimo
Andrea Vessalio.
Ma quegli che più di tutti ha imitato Tiziano è stato Paris Bondone, il quale, nato in Trevisi di padre trivisano e madre viniziana, fu condotto dotto anni a Vinezia in casa alcuni suoi parenti. Dove, imparato che ebbe gramatica e fattosi eccellentissimo musico, andò a stare con Tiziano; ma non vi consumò molti anni, perciò che vedendo quelluomo non essere molto vago dinsegnare a suoi giovani, anco pregato da loro sommamente et invitato con la pacienza a portarsi bene, si risolvé a partirsi, dolendosi infinitamente che di que giorni fusse morto Giorgione, la cui maniera gli piaceva sommamente, ma molto più laver fama di bene e volentieri insegnare con amore quello che sapeva.
Ma poi che altro fare non si poteva, si mise Paris in animo di volere per ogni modo seguitare la maniera di Giorgione. E così datosi a lavorare et a contrafare dellopere di colui, si fece tale che venne in bonissimo credito; onde nella sua età di diciotto anni gli fu allogata una tavola da farsi per la chiesa di San Niccolò de Frati Minori. Il che avendo inteso Tiziano, fece tanto con mezzi e con favori, che gliele tolse di mano, o per impedirgli che non potesse così tosto mostrare la sua virtù, o pure tirato dal disiderio di guadagnare. Dopo, essendo Paris chiamato a Vicenza a fare una storia a fresco nella Loggia di piazza, ove si tien ragione, et a canto a quella che aveva già fatta Tiziano del juicio de Salomon, andò ben volentieri, e vi fece una storia di Noè con i hijo, che fu tenuta per diligenza e disegno opera ragionevole e non men bella che quella di Tiziano, intantoché sono tenute amendue, da chi non sa il vero, duna mano medesima.
Tornato
Paris a Vinezia, fece a fresco alcuni ignudi a piè del ponte di Rialto;
per lo qual saggio gli furono fatte fare alcune facciate di case per Vinezia.
Chiamato poi a Trevisi, vi fece similmente alcune facciate et altri lavori,
et in particolare molti ritratti, che piacquero assai: quello del magnifico
messer Alberto Unigo,
quello di messer Marco Seravalle, di messer Francesco da Quer, e del canonico
Rovere e monsignor Alberti. Nel Duomo de la detta città fece in una tavola
nel mezzo de la chiesa, ad istanza del signor vicario, la natividad di Gesù
Cristo, et appresso una Ressurezione. In San Francesco fece unaltra tavola
al cavaliere Rovere, unaltra in San Girolamo, et una in Ogni Santi, con
variate teste di Santi e Sante, e tutte belle e varie nellattitudini e ne
vestimenti. Fece unaltra tavola
in San Lorenzo, et in San Polo fece tre cappelle: nella maggiore delle quali
fece Cristo che resuscita, grande quanto è il vivo et accompagnato da gran
moltitudine dAngeli; nellaltra alcuni Santi con molti Angeli attorno; e
nella terza Gesù Cristo in una nuvola, con la Nostra Donna che gli presenta
San Domenico.
Le
quali tutte opere lhanno fatto conoscere per valentuomo et amorevole de
la sua città. In Vinezia poi, dove quasi sempre è abitato, ha fatto in diversi
tempi molte opere; ma la più bella e più notabile e dignissima di lode che
facesse mai Paris fu una storia nella Scuola di San Marco da San Juan e
Polo, nella quale è quando quel pescatore presenta alla Signoria di Vinezia
lanello di San Marco, con un casamento in prospettiva bellissimo, intorno
al quale siede il Senato con il Doge: in
fra i quali senatori sono molti ritratti di naturale, vivaci e ben fatti
oltre modo. La
bellezza di questopera, lavorata così bene e colorita a fresco, fu cagione
che egli cominciò ad essere adoperato da molti gentiluomini; onde nella
casa grande de Foscari da San Barnaba fece molte pitture e quadri, e fra
laltre un Cristo che, sceso al Limbo, ne cava i Santi Padri, che è tenuta
cosa singolare. Nella chiesa di San Iob in Canal Reio fece una bellissima
tavola, et in San Juan in Bragola unaltra; et il medesimo a Santa Maria
de la Celeste et a Santa Marina. Ma conoscendo Paris che a chi vuole essere
adoperato in Vinezia bisogna far troppa servitù in corteg[g]iando questo
e quello, si risolvé, come uomo di natura quieto e lontano da certi modi
di fare, ad ogni occasione che venisse, andare a lavorare di fuori quellopere
che innanzi gli mettesse la fortuna, senza averle a ire mendicando. Per
che trasferitosi con buona occasione, lanno 1538, in Francia al servizio
del re Francesco, gli fece molti ritratti di dame et altri quadri di diverse
pitture; e nel medesimo tempo dipinse a monsignor di Guisa un quadro da
chiesa bellissimo et uno da camera di Venus e Cupido. Al cardinale di Loreno
fece un Cristo Ecce Homo , et un Júpiter con Io, e molte altre opere.
Mandò al re di Pollonia un quadro,
che fu tenuto cosa bellissima, nel quale era Júpiter con una Ninfa.
in Flandes mandò due altri bellissimi quadri: una Santa Maria Madalena nelleremo,
accompagnata da certi Angeli, et una Diana che si lava con le sue Ninfe
in un fonte. I quali due quadri gli fece fare il Candiano milanese, medico
de la reina Maria, per donargli a Sua Altezza.
In Augusta fece in casa de Fuccheri molte opere nel loro palazzo, di grandissima importanza e per valuta di tre mila scudi. E nella medesima città fece per i Prineri, granduomini di quel luogo, un quadrone grande, dove in prospettiva mise tutti i cinque ordini darquitectura, che fu opera molto bella; et un altro quadro da camera, il quale è appresso il cardinale dAugusta. In Crema ha fatto, in Santo Agostino, due tavole, in una delle quali è ritratto il signor Giulio Manfrone per un San Giorgio tutto armato. Il medesimo ha fatto molte opere in Civitale di Belluno, che sono lodate, e particolarmente una tavola in Santa Maria et unaltra in San Giosef, che sono bellissime. In Genova mandò al signor Ottaviano Grimaldo un suo ritratto grande quanto il vivo e bellissimo, e con esso un altro quadro simile duna donna lascivissima.
Andato poi Paris a Milano, fece nella chiesa di San Celso, in una tavola, alcune figure in aria, e sotto un bellissimo paese, secondo che si dice, a istanza del signor Carlo da Roma; e nel palazzo del medesimo 2 gran quadri a olio: in uno Venus e Marte sotto la rete di Vulcano, e nellaltro il re Davit che vede lavare Bersabé dalle serve di lei alla fonte; et appresso il ritratto di quel signore e quello de la signora Paula Visconti, sua consorte; et alcuni pezzi di paesi non molto grandi, ma bellissimi. Nel medesimo tempo dipinse molte favole dOvidio al marchese dAstorga, che le portò seco in Ispagna. Similmente al signor Tommaso Marini dipinse molte cose, delle quali non accade far menzione. E questo basti aver detto di Paris, il quale, essendo danni settanta cinque, se ne sta con sua comodità in casa quietamente, e lavora per piacere a richiesta dalcuni principi et altri amici suoi, fuggendo la concorrenza e certe vane ambizioni, per non essere offeso e perchénon gli sia turbata una sua somma tranquillità e pace da coloro che non vanno (come dice egli) in verità, ma con doppie vie, malignamente e con niuna carità, là dove egli è avezzo a vivere semplicemente e con una certa bontà naturale, e non sa sottilizzare né vivere astutamente.
Ha costui ultimamente condotto un bellissimo quadro, per la duchessa di Savoia, duna Venus con Cupido che dormono custoditi da un servo, tanto ben fatti che non si possono lodare a bastanza. Ma qui non è da tacere che quella maniera di pittura, che è quasi dismessa in tutti glaltri luoghi, si mantien viva dalserenissimo Senato di Vinezia, cioè il musaico; perciò che di questo è stato quasi buona e principal cagione Tiziano: il quale, quanto è stato in lui, ha fatto opera sempre che in Vinezia sia esercitato, e fatto dare onorate provisioni a chi ha di ciò lavorato. Onde sono state fatte diverse opere nella chiesa di San Marco e quasi rinovati tutti i vecchi, e ridotta questa sorte di pittura a quelleccellenza che può essere, et ad altro termine chella non fu in Firenze et in Roma al tempo di Giotto, d Alesso Baldovinetti, del Ghirlandai e di Gherardo miniatore. E tutto che si è fatto in Vinezia è venuto dal disegno di Tiziano e daltri eccellenti pittori, che nhanno fatto disegni e cartoni coloriti, acciò lopere si conducessino a quella perfección a che si veggiono condotte quelle del portico di San Marco: dove in una nicchia molto bella è il Giudizio di Salamone, tanto bello che non si potrebbe in verità con i colori fare altrimenti. Nel medesimo luogo è lAlbero di Nostra Donna, di mano di Lodovico Rosso, tutto pieno di Sibille e Profeti, fatti duna gentil maniera, ben commessa e con assai e buon rilievo. Ma niuno ha meglio lavorato di questarte a tempi nostri che Valerio e Vincenzio Zuccheri trivisani, di mano de quali si veggiono in San Marco diverse e molte storie, e particolarmente quella de lapocalisse; nella quale sono dintorno al trono di Dio i quattro Evangelisti in forma danimali, i sette candelabri, et altre molte cose, tanto ben condotte che, guardandole da basso, paiono fatte di colori con i pennelli a olio: otra che si vede loro in mano et appresso quadretti piccoli pieni di figurette fatte con grandissima diligencia, intantoché paiono non dico pitture, ma cose miniate, e pure sono di pietre commesse. Vi sono anco molti ritratti di Carlo Quinto imperatore, di Ferdinando suo fratello, che a lui succedette nellimperio, e Massimiliano hijo di esso Ferdinando et oggi imperatore. Similmente la testa dellillustrissimo cardinal Bembo, gloria del secol nostro, e quella del magnifico [. . .], fatte con tanta diligencia et unione, e talmente accomodati i lumi, le carni, le tinte, lombre e laltre cose, che non si può veder meglio né più bellopera di simil materia. E di vero è gran peccato che questa arte eccellentissima del fare di musaico, per la sua bellezza et eternità, non sia più in uso di quello che è, e che, per opera de principi che posson farlo, non ci si attenda. Oltre ai detti, ha lavorato di musaico in San Marco, a concorrenza de Zuccheri, Bartolomeo Bozzato,
il quale si è portato anchegli nelle sue opere in modo da doverne essere sempre lodato. Ma quello che in ciò fare è stato a tutti di grandissimo aiuto, è stata la presenza e glavvertimenti di Tiziano; del quale, oltre i detti e molti altri, è stato discepolo e lha aiutato in molte opere, un Girolamo, non so il cognome, se non di Tiziano.Il fine de la Vita di Tiziano da Cador, pittore.